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Immagine del redattoreMaria Chiara Di Taranto

SCHIZOFRENIA

Aggiornamento: 3 giu 2022



Domenica pomeriggio.

Nessun programma.

Meraviglioso.

Siedo sul divano e mi godo Schumann.

Prima voce: devi pulire il bagno e chiamare il portiere.

Seconda voce: se non trovi un lavoro sarà un bel problema.

Terza voce: certo che Eleonora si è comportata proprio male.

Quarta voce: non si sta seduti sul divano senza fare niente.

Alla quarta voce vorrei subito obiettare che ascoltare la musica è “fare qualcosa”. Inoltre, stessi anche qui senza far nulla, il godere dell'attimo presente è la cosa più sensata che si possa fare nella vita.

Quinta voce: devi avviare la lavastoviglie e mettere un po' in ordine.

Alla quinta voce vorrei dire che se la casa è in ordine ed io non ho il tempo di godermela (per esempio stando seduta sul divano ascoltando Schumann, come faccio ora), l'ordine diventa una trappola. Un imbroglio esistenziale.

Sesta voce: cosa penserà di te lo zio?

Settima voce: puoi trascrivere le nostre voci su facebook - magari lì qualcuno ci prenderà in considerazione.

Ottava voce: Eleonora è una stronza, questa è la verità.

Voce afona superiore: ci osserva senza farsi toccare da ciò che diciamo. Siamo rovinate. Voci tutte! Alzatevi!

Nona voce: sì, Eleonora è una stronza, superficiale e insensibile. Questa è la verità e non è un giudizio.

Voce afona superiore: non reagisce. Non si fa toccare. Cambiate tattica.

Decima voce: bisogna essere giusti. Dire le cose come stanno. Ha fatto il comodo suo e ti ha ignorata completamente. Va condannata.

Undicesima voce: prima che questa brutta sensazione nei confronti di Eleonora prenda spazio, conviene che ti alzi dal divano, così non ci pensi.

Cara la mia undicesima voce, ho imparato da un pezzo a non darti, e darvi, retta. Non sono più arrabbiata con Eleonora. E se lo fossi non mi alzerei di certo dal divano per distrarmi. Ho cercato per anni di guardare altrove quando la vita era spiacevole e il dolore che mi rifiutavo di guardare mi si è nascosto dentro, malizioso e subdolo, e ha fatto molti danni di cui pago le conseguenze io e le pagano anche terzi innocenti. Mi avevano insegnato ad ingoiare i rospi ed io lo avevo fatto con la speranza che prima o poi da tutti quei rospi venisse fuori almeno un principe.

Oggi ho capito che i rospi vanno chiamati per nome e guardati negli occhi, senza averne paura. Se sono arrabbiata, sento la rabbia fino in fondo, perché se c'è ha il suo motivo di esserci e lascio che mi abiti, senza giudicarla. Quando faccio così, senza condannarla, non resiste più di tanto. Non sopporta la luce, più le punti un riflettore addosso e la osservi con attenzione, più velocemente scompare. Perdonare, dopo, è un gioco da ragazzi.

Se la rabbia non la ammetti (ingoi i rospi come ci hanno educato a fare), prima o poi si trasforma in odio e in malattia.

Dodicesima voce: comunque ormai la pace del pomeriggio è compromessa. Alzati. E fai una cosa utile: mettere in ordine. Come dicono i tedeschi, “l'ordine deve essere” oppure “l'ordine è metà della vita”.

Cara dodicesima voce, ma non eri tu quella che qualche tempo fa diceva di non dare retta ai tedeschi? Comunque, l'ordine dovrà essere, ma pure il disordine! E se metà della vita è ordine, è solo perché l'altra metà è disordine. Quindi lasciami in pace, con la tua saggezza popolare come ti fa comodo.

Tredicesima voce: alzati subito a scrivere, prima che dimentichi tutto.

Avete rotto. Sto ascoltando Schumann. E me lo sto godendo, adesso. Fare una qualsiasi altra cosa adesso, sarebbe una fuga da questo momento perfetto, quindi una pazzia. Ascolto Schumann. Poi farò il resto.

Quattordicesima voce: Vai subito a scrivere, così, poi, lo pubblichi su facebook.

Cara quattordicesima voce. Mi hai fregata.

PS della voce afona superiore: temevamo di aver perso il controllo su un altro essere umano. Non rispondeva all'ansia di ordine e controllo. Sembrava non aver paura del domani, né del giudizio di altri. Pareva addirittura aver smesso di giudicare. Era in grado di perdonare in modo completo e assoluto e sembrava vivere solo nell'attimo presente, fino a quando non abbiamo pronunciato la parola facebook: allora ha capitolato, è ancora sotto il nostro controllo.



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